PMI: TRA LE FONTI DI STRESS ANCHE IL “PASSAGGIO GENERAZIONALE”

Il Velino
17 agosto
2010

Tra la gestione della crisi economica e quella del passaggio generazionale, i piccoli e medi imprenditori italiani sono sempre più “stressati” dall’azienda di famiglia. Lo rivela uno studio condotto da Iperion Corporate Finance, in occasione della terza edizione nazionale del Premio “Di padre in figlio – il gusto di fare impresa”, promosso dalla Camera di Commercio Monza e Brianza e dalla Camera di Commercio di Milano, con il contributo tecnico di Edmond de Rotschild Sim, Deloitte e Contract Manager e con il supporto scientifico di Aidaf, Altis dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Luigi Sturzo e il Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia. Secondo la ricerca, ben il 48 per cento degli imprenditori intervistati dichiara di essere “più impegnato” rispetto allo scorso anno. In particolare, per il 16 per cento del campione è aumentato in maniera significativa il livello di coinvolgimento e – in questo contesto – proprio il passaggio generazionale si conferma uno dei principali “nodi” da risolvere. Più in dettaglio, si legge, il 25 per cento dei manager cita tra le fonti di stress la crisi attuale, il 21 per cento il carico di lavoro, il 19 per cento i problemi i cash flow e l’11 per cento i problemi personali e appunto sdi successione familiare. Di contro, solo “un fortunato” 4 per cento dichiara di non avere cause di tensione nel proprio lavoro.

il Premio è “una buona occasione per creare attenzione nel mondo dell’economia, della formazione e della società civile sul ruolo strategico che ha il passaggio generazionale nella gestione delle aziende – dichiara Roberto H. Tentori, presidente di Deloitte & Touche SpA – sia per la crescita competitiva del sistema paese sia nella cultura di fare impresa tra i giovani. Oltre il 90 per cento delle società italiane sono a conduzione familiare e ogni anno più di 60 mila imprenditori sono coinvolti nel passaggio generazionale. Il panorama delle medie aziende è molto variegato e non esiste una soluzione unica valida per tutte le diverse realtà e settori.

A livello generale è importante prepararsi per tempo a questo momento così delicato, individuando le persone più adatte a prendere in mano l’azienda, e aiutandole a formarsi ed essere interpreti di questo difficile compito, anche provocando occasioni di esperienza lavorativa di alto livello all’esterno della propria organizzazione. In Deloitte ogni anno formiamo in media 300-400 giovani professionisti e alcuni di loro dopo qualche anno deciso di tornare nell’azienda di famiglia per mettere a frutto quanto imparato e sperimentato. Una corretta gestione del passaggio generazionale, se necessario anche con l’inserimento di elementi esterni alla famiglia, può dare un forte contributo alla longevità dell’impresa”.

“Mai come oggi è necessario, per le famiglie imprenditoriali veramente interessate a perpetuare il proprio successo alle future generazioni – aggiunge Stefano Rossi, ad di Edmond de Rothschild SGR SpA – porre la massima attenzione, ed essere correttamente assistiti, nel delicato processo di passaggio della totalità dei loro patrimoni, sia aziendali che personali”.

“Mi ritrovo nei valori che caratterizzano il premio “Di Padre in Figlio – il gusto di fare impresa”. Con questo vero e proprio Oscar dell’imprenditorialità – osserva Angelo Vergani, amministratore delegato di Contract Manager – viene premiata quella impresa che è riuscita a proseguire il proprio ciclo vitale grazie al coraggio, la preparazione, l’esperienza e la competenza dei suoi due attori principali: padre e figlio. E’ soltanto nel caso in cui il padre è in grado di rinunciare al proprio potere per consegnarlo nelle mani di un figlio capace, dove formazione manageriale e predisposizione caratteriale si compensano, che il passaggio generazionale avviene con successo, tutelando il futuro dell’azienda. Un numero ridotto di medie imprese italiane riesce in questo passaggio cruciale, circa il 20 per cento, per questo ritengo sia necessario un riconoscimento, come quello “Di Padre in Figlio, il cui valore è ormai affermato e che sostengo con molto orgoglio”.

Ma lo studio di Perion Corporate Finance evidenzia anche come, nonostante la crisi, le Pmi continuano a investire in “responsabilità sociale”. Le iniziative di CSR intraprese dalle aziende puntano verso un sistema di bisogni così sintetizzabile: il 50 per cento sostegno a iniziative e progetti di imprese sociali o, in generale, organizzazioni non profit insistenti nel territorio; il 20 per cento miglioramento delle condizioni dei lavoratori attraverso l’attività di formazione e di counselling; il 10 per cento progetti di conciliazione lavoro e famiglia per le donne impegnate in azienda; il 15 per cento iniziative di sostegno a progetti nazionali di ricerca su patologie gravi; il 5 per cento maggior trasparenza delle decisioni aziendali, maggior attenzione alla creatività socio competitiva dei collaboratori. il Premio “Di Padre in Figlio” è stato vinto nella prima edizione dalla mantovana Trerè, guidata da Marco Rendini, figlio del Fondatore Luigi Rendini e lo scorso anno dalla Zucchetti SpA, amministrata da Alessandro e Cristina Zucchetti, figli del fondatore Domenico Zucchetti.

Le iscrizioni per partecipare alla terza edizione saranno aperte fino a venredì 29 Ottore 2010: per conoscere il regolamento e modalità di partecipazione www.iperionfinance.it.