
In questa pillola manageriale proveremo a sintetizzare un’altra idea scaturita dal Forum Autunno 2022 di Contract Manager – Incontriamo l’eccellenza del Management in Italia, sul tema “Un autentico spirito di impresa: il caso Dallara”.
Il presente spunto è tratto dalla relazione di Alì Reza Arabnia, Presidente di Gecofin S.p.A., e riguarda la continuità di un’azienda.
“Un Leader è conscio della sua mortalità ed allo stesso tempo dell’immortalità della sua Azienda”
Il leader non è eterno
Tranquilli, evitate scongiuri, mentre auguriamo al leader lunga vita parliamo naturalmente di mortalità intesa come decadenza dal ruolo.
Il fatto inevitabile che prima o poi bisognerà lasciare le redini del comando ad altri sembra scontato, ma quanti veramente agiscono e prendono decisioni con questo “state of mind”? Quanto l’ambizione personale, l’ego, l’errata percezione di essere indispensabili in ogni situazione e per ogni tempo influiscono nell’operato del Leader?
Empiricamente, basta osservare quanto, nella maggior parte delle aziende, la formulazione di un efficace succession plan e la creazione e sviluppo di una linea di giovani manager pronti a prendere le redini del comando sia poco diffusa.
Questa scarsa propensione a preparare il “dopo di noi” aziendale è tutto sommato un comportamento umano. Il Leader di successo si identifica con l’azienda, è orgoglioso dei risultati raggiunti, affronta sfide quotidiane e così alle volte trascura, in modo volontario o involontario, di investire tempo e risorse nella sua successione.
Visione di lungo periodo e “immortalità del business”
È chiaro, quindi, che un Leader dovrebbe avere una visione di lungo periodo che prevede la propria uscita di scena. Assieme all’accettazione dell’inevitabile decadenza nel tempo del proprio ruolo, il vero Leader abbraccia di contro il concetto della immortalità della sua azienda.
In primis, questo comporta che il Leader assicuri un piano di sviluppo tale che in azienda il capitale umano venga opportunamente utilizzato e valorizzato in chiave successoria, così da assicurare la continuità del business nel futuro.
Il concetto di immortalità dell’azienda ha però un’altra importante valenza, che si rapporta alla teoria di responsabilità sociale d’impresa. Trattasi dell’impatto duraturo nel tempo che l’impresa ha sulle aspettative dei vari stakeholders, come il personale, i fornitori, la comunità locale di riferimento e, in generale, sulla società nel suo insieme.
Il Leader abbraccia e fa suo l’elemento distintivo della Responsabilità d’impresa, quello cioè di affiancare alla responsabilità economica anche una responsabilità sociale. Lo fa con un uso consapevole ed efficiente delle risorse ambientali in quanto beni comuni e con la capacità di valorizzare le risorse umane e contribuire allo sviluppo della comunità locale in cui l’azienda opera.
Reza Arabnia cita a proposito un approccio “non mercantile” del Leader, approccio che contrappone a una mentalità di mero scambio utilitaristico (do ut des), una visione altruistica che privilegia la necessità di lasciare qualcosa per gli altri a venire.
Tecnicamente, anche l’azienda, pur longeva, non è immortale. Essa si evolve e si trasforma; alle volte, fatto il suo tempo, si estingue. La stessa, guidata da un Leader illuminato che fa proprio l’approccio altruistico di cui sopra, crea nel territorio in cui opera valori tangibili e intangibili, per tutto ciò che le sta intorno. Valori vincenti per l’impresa, per le persone, per il territorio e per l’ambiente anche a beneficio delle generazioni future. Ed è qui che troviamo allora, più pertinente, il concetto di immortalità.
Sergio Cordone
Senior Manager
Contract Manager s.r.l.
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