Il successo precoce può trasformarsi nella trappola più pericolosa per un manager. Come l’acqua che si scalda gradualmente, la comodità di un ruolo familiare può anestetizzare l’ambizione e offuscare il talento, fino a quando qualcuno non ci tende una mano per tirarci fuori.
La storia di Sergio Cordone rivela come il torpore professionale possa essere spezzato da un mentore, che vede oltre la superficie di una reputazione appannata. La sua esperienza dimostra che il vero coraggio manageriale sta tanto nel saper riconoscere il potenziale inespresso negli altri, quanto nell’avere l’umiltà di accettare l’opportunità di reinventarsi.
Dal Torpore al Rilancio: Il Coraggio di Credere nel Cambiamento
Il racconto di Sergio Cordone
“La trappola della rana bollita”
Sono pigro, deluso, demotivato e, seppur giovane, con una prospettiva di carriera offuscata. Nonostante ciò, ecco che arriva all’improvviso il mio “Momento Breakthrough”.
Iniziamo la storia, andando un po’ indietro nel tempo: fresco di laurea, faccio gavetta come analista finanziario in NCR Italia, dove rimango per due anni.
Terminato quel periodo, cambio azienda e prendo il ruolo di Financial Planning & Analysis in Sun Microsystem, una multinazionale leader nel settore IT. La posizione è prestigiosa e prevede la piena responsabilità del controllo di gestione: già nei primi anni, gestisco tutta la reportistica aziendale e, per questo, ho la fortuna di lavorare a diretto contatto con il Top Management.
Qui, il mio apporto viene apprezzato: innovo e divento parte integrante del processo decisionale. Tuttavia… Il cambiamento non è repentino, anzi: è molto lento. Passano alcuni anni e io mi adagio nella mia zona di comfort, dove il lavoro diventa ripetitivo e demotivante, spogliato anche di diverse responsabilità, accentrate poi nelle mani della Casa Madre.
La mia reputazione ne risente ed io, proprio come la rana che bolle, non ho la volontà o la forza di saltare dal pentolone e cambiare. La mia carriera pare avviarsi verso una spirale sempre più negativa… Quando all’improvviso arriva il mio “Momento Breakthrough”.
Il mio collega ed amico Stefano Venturi, grande leader e motivatore, diventa Amministratore Delegato della filiale italiana di Cisco System – il colosso di internet – e decide che, nonostante una marea di pareri negativi, io potrei essere la persona adatta ad affiancarlo nella nuova avventura come Direttore Finanziario. In fondo, lui conosce tutti i miei difetti, ma anche i miei pregi.
La selezione è durissima; tuttavia, io mi sveglio finalmente dal mio torpore: Stefano mi supporta e, alla fine, prendo la posizione. Creo e sviluppo la funzione finanziaria, assumendo e formando le numerose risorse necessarie – dalla contabilità, al WPR, al Business Support e al Controllo di Gestione. I risultati non tardano ad arrivare e, in soli cinque anni, Stefano e la filiale italiana quintuplicano l’organizzazione e il fatturato, sino ad arrivare a 500 M$.
Le nostre strade si separano più avanti, quando poi io assumerò una posizione Finance internazionale; tuttavia, sarò eternamente riconoscente a Stefano, per aver creduto in me.
Quali insegnamenti mi sento di condividere da tutto ciò?
In primo luogo, un’attitudine che sintetizzerei nelle parole ”movimento ed azione”. Nella vita, come nel lavoro, ci sono alti e bassi. Quando l’acqua nella pentola comincia ad intiepidirsi, è arrivato il momento di muoversi, di agire, di cercare e di affrontare nuove sfide.
Io l’ho fatto nei tredici anni successivi in Cisco, coprendo varie posizioni internazionali, all’interno sia dell’area Finance, che di quella Sales.
Tuttavia, l’insegnamento da manager più importante è di Stefano: quando l’istinto ti dice di credere in una persona, fregatene del giudizio degli altri – il quale, fra l’altro, può non essere disinteressato – e supportala, andando avanti per la tua strada.