Per un manager che arriva alla soglia dei sessant’anni, quali scenari si aprono?
La domanda è lecita e la risposta viene naturale: si inizia una nuova vita.
Non quella del ritiro, della pensione o del riposo, ma quella del divertimento consapevole, della libertà operativa e del piacere di contribuire al miglioramento delle performance aziendali, proprio grazie alla professionalità e alle esperienze acquisite in una vita.
Mi capita quotidianamente di contattare o di essere contattato da manager, che sono arrivati vicini alla soglia dei sessant’anni o che l’hanno da poco superata.
Tuttavia, molti mi dicono che hanno deciso di dedicarsi ad altro, di volersi ritirare per coltivare le loro passioni e, quindi, di uscire dal mondo del lavoro. Spesso si tratta di profili molto interessanti e variegati, con curricula di tutto rispetto e qualificati da esperienze in aziende, che sono state vere e proprie scuole di management.
Tutto questo genera in me una grande tristezza interiore, sia per la perdita di valore per le aziende, che per i giovani e il sistema Italia.
Nonostante ciò, trattasi di una libera scelta.
Scegliere il temporary management
La strada giusta per chi ha svolto una vita nelle aziende, prendendo decisioni da milioni di euro e gestendo centinaia e centinaia di persone è quella dell’attività manageriale a progetto, del temporary management o interim management.
Questa nuova professione, che si è affermata molto in Italia negli ultimi cinque anni (nonostante sia nata alla fine degli anni ’80, grazie anche al contributo della nostra società), rappresenta oggi la naturale continuazione lavorativa per un dirigente. Una professione che permette di avere maggiore libertà operativa e grandi soddisfazioni professionali.
Il temporary manager o interim manager che ha avuto una brillante carriera, la può mettere a disposizione delle aziende per periodi di tempo limitati (6 – 36 mesi), per risolvere complessi problemi aziendali o per coprire temporanei vuoti manageriali.
I requisiti per fare il temporary manager
Ecco i requisiti per intraprendere questa professione:
- SALUTE
Prima di tutto bisogna godere di buona salute. Tendiamo a dimenticarcelo, ma questa è un requisito essenziale per intraprendere un’avventura professionale impegnativa e che spesso si svolge lontano da casa;
- CURIOSITÀ
Deve esserci una curiosità genuina per tutto ciò che è nuovo e che non conosciamo. Una naturale propensione a mettersi in gioco con nuove sfide, con un approccio “low profile”, al fine di individuare le cause dei problemi e le migliori soluzioni possibili;
- ADATTABILITÀ
È fondamentale possedere la capacità di adattarsi ai nuovi contesti organizzativi, alle diverse culture aziendali e ai differenti stili di management che si incontrano nelle aziende. Adattarsi significa entrare velocemente nelle organizzazioni e farsi accettare.
- ENTUSIASMO
Bisogna essere portatori di positività, di ottimismo, di energia e quindi essere entusiasti. Non ho mai visto un bravo temporary manager pessimista;
- COMPETENZE
È chiaro che un manager di sessant’anni porta con sé un grande bagaglio di competenze tecniche, oltre che di abilità manageriali. Competenze che derivano dalle molteplici esperienze, dai corsi frequentati e dagli studi effettuati.
- VOGLIA DI IMPARARE
È fondamentale avere ancora la voglia di imparare, confrontandosi con nuove situazioni, entrando in aziende diverse e all’interno di settori industriali sconosciuti. La voglia di imparare è il vero motore che spinge un manager sessantenne a rimettersi in gioco.
La professione di temporary manager o interim manager può essere svolta come freelance o all’interno di una struttura che ha come mission la gestione di progetti manageriali a tempo. Con questa seconda possibilità, si lavora in team, ci si confronta con i colleghi e si partecipa a iniziative formative e di aggiornamento. Questa modalità è di conforto nello svolgimento del lavoro manageriale.
Spero con queste mie note di aver stimolato una riflessione e di aver indicato una strada professionale a chi ha ancora voglia di divertirsi facendo il manager, continuando ad essere attore di cambiamento, senza però mantenere un legame fisso.