Il Forum Autunno – Incontriamo l’eccellenza nel Management in Italia è l’appuntamento annuale, organizzato da Contract Manager, che ha l’obiettivo di creare un confronto con eccellenze manageriali del nostro paese.
All’edizione 2022, con il tema “Un autentico spirito d’impresa: il caso Dallara”, è stato invitato Andrea Pontremoli, CEO & General Manager Dallara SpA, a raccontare la sua esperienza di manager, coadiuvato da altre due personalità di alto calibro: Ali Reza Arabnia, Presidente di Gecofin Spa e Vittorio Coda, Professore emerito dell’Università Bocconi.
Eravamo in tanti ad ascoltare e sono sicura che ognuno di noi sia uscito dall’incontro con un bagaglio di conoscenze più ricco e con una serie di pensieri virtuosi e di buoni propositi da mettere in pratica nei nostri contesti lavorativi e non.
Dalla direzione di senso al dinamismo imprenditoriale virtuoso
Una prima riflessione suggerita proprio da Ali Reza Arabnia è quella sulla “direzione di senso”; da questo spunto inizia il nostro percorso.
Spesso capita di interrogarsi sul senso del proprio lavoro e su come infonderlo al lavoro degli altri o sul perché del fare impresa. Sono interrogativi che ci pongono in un atteggiamento di continua ricerca.
Questa continua ricerca diventa lo scopo verso cui dirigiamo il nostro operato, guidiamo i nostri e gli altrui comportamenti.
Lo scopo, se correttamente interiorizzato, è agito in modo spontaneo perché parte di noi. Spesso risulta utile raccontare lo scopo, soprattutto quando vi sono più persone coinvolte, come in un’organizzazione, ed è auspicabile che esso aleggi nell’aria che si respira negli ambienti di lavoro, perché in primis “inciso nel cuore e nella mente di chi ne ha la responsabilità di governo e di gestione”.
Lo scopo è lo “spirito”, quell’alito rigenerante che anima l’individuo e che va alimentato continuamente con la formazione e l’esercizio, sia che si tratti di singole persone che di organizzazioni. Nel contesto imprenditoriale ciò si traduce nello “spirito d’impresa”.
Ma che cos’è l’impresa?
Il primo significato che appare, consultando un semplice dizionario è: “azioni, individuali o collettive, di una certa importanza e difficoltà”.
Non è un caso che ai più grandi condottieri della storia, come Alessandro Magno, si attribuiscano grandi imprese parlando di dure battaglie e sofferte conquiste. Quindi, l’impresa è qualcosa di complesso e complicato, una combinazione di vari fattori che devono trovare un equilibrio e condurre a un risultato.
Lo spirito d’impresa è l’impresa stessa
Vittorio Coda afferma che lo spirito dell’impresa è l’impresa stessa, che si concretizza nei tre valori che guidano il suo operato: missione, continuità e sviluppo.
La missione è la vocazione produttiva; la continuità è la capacità di generare consenso nella collettività attraverso legami duraturi; lo sviluppo è l’apertura all’innovazione e la capacità di stimolare il pensiero creativo dei collaboratori.
Il compito di un imprenditore o di un management ispirato, animato da senso di responsabilità e umanità verso gli altri, è governare e gestire l’impresa realizzando la missione nel miglior modo possibile, garantendo la continuità e lo sviluppo dell’impresa, nella consapevolezza che essa costituisce un bene per tutti gli stakeholder e il contesto sociale a cui essa stessa appartiene.
Il consenso sociale alimenta l’impegno e la produttività da parte di tutti; ciò accresce la redditività, che non rappresenta il fine del fare impresa ma il mezzo per lo sviluppo e l’innovazione che, a loro volta, garantiscono continuità e futuro per le nuove generazioni.
“Ho sempre creduto che un capo d’azienda che sia degno di questo nobile titolo debba essere conscio della sua mortalità, ma lavorare per l’immortalità della sua azienda. Questo per me lo scopo universale per un leader” (A.Reza Arabnia)
Questa logica virtuosa ha il suo fondamento nella convinzione che l’impresa non debba essere concepita come una proprietà privata, ma, poiché immersa e coinvolta in un contesto ampio di interessi, sia una comunità di lavoro caratterizzata da forti legami con il suo territorio e quindi proprietà di tutti (ownership), i quali devono prendersene cura con passione e intelligenza.
Si innesca quello che Vittorio Coda definisce “dinamismo imprenditoriale virtuoso”.
Lo spirito d’impresa, permeato di senso di responsabilità e umanità, genera una serie di virtuosismi a cascata e una governance “illuminata”, che anticipa i cambiamenti di mercato e dà spazio al ricambio generazionale, favorendo la continuità dell’impresa stessa. In conclusione, il valore chiave dell’impresa è la continuità.
Il dinamismo imprenditoriale virtuoso nell’azienda Dallara
Futuro, territorio e giovani sono termini che ricorrono spesso nel discorso di Andrea Pontremoli.
“Lo scopo dell’azienda non è fare utili, ma essere utile, ossia arricchire la società in cui si vive in quanto sistema sociale e collettivo” – affermazione d’esordio forte e concreta che dissipa immediatamente false credenze quali: l’impresa è proprietà di qualcuno, l’unico scopo dell’impresa è generare profitto, il profitto è a beneficio degli azionisti, l’unico sistema di valutazione è quello a obiettivi gerarchici, etc.
Il sogno della governance Dallara è progettare e costruire il futuro per le generazioni future, nel quale “esse possano stare meglio”. La strada maestra per realizzare tale visione è mettere in campo un dinamismo imprenditoriale virtuoso che vede il suo principio base nel forte legame con il territorio.
Un territorio è il risultato di 3 elementi:
- Il sapere costruito attraverso le scuole e l’università.
- La comunità e le sue regole che disciplinano la convivenza tra persone
- Le imprese
Tra questi elementi deve esserci comunione d’intenti affinchè il contesto sociale cresca e si sviluppi.
“L’impresa ha ragione di esistere se concepita come un organismo collettivo che tiene conto di chi ne porta interesse, gli stakeholder.”
Con questa visione imprenditoriale Dallara ha rafforzato il suo posizionamento, facendosi portavoce non dei propri interessi ma degli interessi di un intero territorio, dimostrando che, laddove ci siano sinergie e capacità di fare sistema, l’afflato verso il bello è un altro modo attraverso cui si manifesta lo spirito d’impresa.
La bellezza è alla base del benessere di tutti e si declina in tanti aspetti: nella cura degli spazi aziendali e sociali dove le persone condividono un tempo di vita; in ambienti di lavoro progettati per accogliere; in un’organizzazione partecipativa; in un sistema di valutazione in cui gli indicatori principali di performance sono i valori e i comportamenti; in un contesto lavorativo dove la cultura dell’errore non viene oscurata ma incentivata, perché l’innovazione nasce proprio dall’errore.
Spirito d’innovazione
Un luogo di lavoro o sociale è innovativo se al suo interno ha persone che non hanno paura di sperimentare e la tecnologia, in qualità di semplice strumento, può offrire a loro e al contesto grandi opportunità.
Dunque, l’innovazione, come fenomeno sociale, non è appannaggio esclusivo dell’azienda ma anche dell’intero territorio.
Costruire un territorio “open innovation” vuol dire predisporre luoghi di formazione in cui le nuove generazioni possano fruire di tecnologie all’avanguardia in linea con la loro vocazione e appassionarsi ad esso tanto da desiderare di rimanerci.
Testimonianza di ciò è la Motor Valley: un’area del parmense dedicata all’innovazione promossa e concretizzata da un piccolo gruppo di imprenditori del settore automobilistico, animato da uno spirito d’impresa visionario e concreto.
La sinergia con le istituzioni e le università ha generato opportunità formative, lavorative e culturali, tanto da rendere appetibile il territorio e da garantire la continuità per le generazioni future.
Ritorna il tema della continuità, valore insito nel fare impresa, che induce a imparare senza soste e a interrogarsi di continuo su cosa fare affinché tutto quello che è stato costruito non vada perduto.
Allora cosa è lo spirito d’impresa in Dallara se non fare sistema con un’idea di futuro?
Questa è eccellenza!
Katia Natella