Di change management si sente parlare sempre di più, su Amazon i libri che se ne occupano stanno arrivando a 100 mila. Un concetto profondo che si è insediato nelle aziende di tutto il mondo per effetto di due concause: la disruption e la digital transformation.
La disintermediazione ha provocato un profondo sconvolgimento nelle abitudini di acquisto di una parte sempre maggiore di consumatori che, grazie all’avanzamento della tecnologia, ha fornito gli strumenti per innovare la customer journey.
La digital transformation ha dotato le imprese delle armi giuste per raggiungere il doppio obiettivo di avere un’organizzazione efficiente e reattiva ma anche in linea con le aspettative di una clientela informata e volatile.
I processi attuati dal change manager riguardano la gestione della modifica dell’organizzazione. In questo senso la digital transformation è il tavolo su cui misurarsi per raggiungere nuovi target.
Alla fine del 2019, le aziende a livello mondiale avranno speso 1,9 trilioni di $ per attuare la trasformazione digitale; tutte queste imprese cercano di allinearsi con le aspettative del business attraverso il change management.
Indice – Tavola dei contenuti:
- Qual è lo scopo del Change Management?
- Change management organizzativo
- Change management trasformazionale
- Change management delle risorse umane
- Change management in seguito a situazioni o eventi imprevisti
- Change management di correzione
- Perché la digital transformation non si può rimandare?
- Conclusioni finali
Qual è lo scopo del change management?
Non c’è dubbio che l’ambito di azione del change management vada oltre quello della digital transformation. Le profonde modificazioni includono:
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- Trasformazioni di carattere culturale
- L’organizzazione nella sua intera struttura
- Il flusso del lavoro segue un nuovo processo aziendale
- I prodotti oppure i servizi offerti che riflettono i cambiamenti
Il changing management agisce a più livelli, partendo dall’organizzazione per arrivare all’individuo. Possiamo individuare 5 diversi tipi di change management, vediamoli nei prossimi paragrafi per coglierne le differenze.
Change management organizzativo
Cambia la stessa natura dell’azienda che viene rivisitata in ogni suo aspetto, un intervento di lungo periodo che influenza tutta la struttura organizzativa arrivando a influire sul comportamento individuale.
È tipico delle ristrutturazioni che intervengono dove l’azienda ha la necessità vitale di cambiare pelle.
Change management trasformazionale
Un intervento che riguarda la strategia di approccio al mercato in funzione del cambiamento del clima sociale. L’azienda si adegua alle mutate condizioni rivedendo i processi interni.
Non si tratta di porre in atto un cambiamento tecnologico per seguire l’evoluzione del mercato, ma di attuare una revisione della stessa cultura aziendale, più in sintonia con l’ambiente in cui opera.
Change management delle risorse umane
In occasioni di forti mutamenti del mercato le aziende possono andare incontro a periodi di forti licenziamenti o assunzioni. Il caos generato dal mutamento dell’organizzazione, in uno o nell’altro senso, può comportare confusione organizzativa.
Il change management interviene per razionalizzare il flusso operativo legandolo alla nuova struttura organizzativa.
Change management in seguito a situazioni o eventi imprevisti
Eventi improvvisi possono turbare il funzionamento operativo di un’azienda; possono essere disastri climatici come anche modificazioni al quadro normativo di riferimento. Il caos da governare nell’immediato è aggravato dalla situazione di emergenza.
La capacità di recupero di un’azienda dipende dalle misure di change management.
Change management di correzione
La difficoltà finanziaria e lo stato di crisi aziendale inducono piani di correzione di change management. L’intervento del temporary manager parte da una profonda analisi che sfocia in un piano che a sua volta indica la strada da seguire per ritornare in una situazione di stabilità.
Perché la digital transformation non si può rimandare?
In pochi anni si sono affermate, a brevissima distanza di tempo, una serie di tecnologie che hanno cambiato il quadro di insieme, tanto nell’offerta quanto nella domanda.
In azienda era l’IT manager a intercettare le rivoluzioni tecnologiche, che cercava di implementare dopo aver attuato un processo di sensibilizzazione dei vertici aziendali.
Oggi, il fautore del cambiamento spesso è il temporary manager che interviene per salvare o rimotivare il business, oppure il change manager che deve traghettare l’impresa in un nuovo mondo.
La vera ragione della necessità di attuare la metamorfosi digitale è semplice da intuire quando si elenca la sequenza degli stravolgimenti tecnologici intervenuti e che hanno riunito per sempre il mondo offline con quello online:
- L’affermazione del mobile come strumento di comunicazione, per acquistare/vendere
- L’intelligenza artificiale che si interfaccia con l’utente finale con sempre maggiore credibilità
- L’IoT (Internet delle cose) che è già entrata nelle case e nelle aziende
- Il mondo social sempre più vetrina per prendere nota delle preferenze presenti e future
- Il cloud inteso come servizio necessario alla crescita
- La Blockchain che ha assunto notorietà con le cripto valute ma che è solo un modo per rendere definitivamente sicure le transazioni in rete.
L’offline e l’online si sono quindi riuniti non per effetto di strumenti e tecnologie digitali ma a causa del comportamento di acquisto dei consumatori e della conseguente necessità delle aziende di posizionare il proprio business.
L’impatto si è avuto sulla modalità di produrre i beni e servizi, che passano da workflow che mutano le condizioni organizzative. Piattaforme virtuali si innestano con quelle reali, big data e sistemi di analisi sempre più evoluti e nuovi modi di comunicare just in time. Solo la pianificazione di un piano di change management è in grado di allineare gli obiettivi ai risultati.
Conclusioni
A cosa punta il change management che si rivolge alla digital transformation? Senza dubbio gli indicatori aziendali più corretti sono la produttività e il livello di fatturato, ma è il modo in cui si raggiungono questi target che caratterizza il piano di cambiamento organizzativo.
Le condizioni di lavoro, la soddisfazione individuale, il calo di assenteismo e il miglioramento dei rapporti con la clientela sono i veri indicatori che permettono all’azienda di raggiungere il suo livello di soddisfazione.
A testimonianza di ciò, spesso il change manager include il rifacimento degli uffici, non solo per lanciare un forte segnale e rimotivare la truppa, ma soprattutto per far partecipare il singolo a un lungo percorso di riprogettazione del suo rapporto con l’azienda.
Redazione Contract Manager