LO SPORT ESTREMO FORMA IL MANAGER

Dal lunedì al venerdì in azienda, il sabato e la domenica con gli amici in alta montagna sui torrenti impetuosi: discendere una gola in kayak, sfidare le acque selvagge, saltare da un dirupo aiuta a
forgiare il carattere e a combattere lo stress.Quando ero bambino ricordo l´allenatore di basket che mi diceva quanto fosse formativo fare dello sport per i giovani. Il gioco di squadra, la disciplina, il rispetto degli orari, la tenacia, lo sviluppo della capacità di sopportazione della fatica, il lavoro di gruppo ecc. Allora non riuscivo a valorizzare a pieno il significato vero di quegli insegnamenti. Oggi che svolgo un´attività imprenditoriale e manageriale riesco a trarrevantaggi indubbi da quella attività giovanile e da altre attività sportive che ho consolidato negli anni.

Cercherò quindi di tracciare dei collegamenti tra attività sportiva e management. In un esercizio intellettuale magari un po´ tirato, ma sicuramente divertente. Noi tutti conosciamo gli sport di gruppo o di squadra quali il calcio, la pallacanestro, la pallavolo. Tutti sappiamo quali sono i valori che insegnano a chi li pratica. Conosciamo anche gli sport individuali quali l´atletica, lo sci, il tennis e conosciamo l´educazione che richiedono e i valori che insegnano. Pochi invece conoscono il valore formativo degli sport estremi, individuali ma nello stesso tempo di gruppo quali la canoa di alto corso, l´alpinismo, lo sci alpinismo, la vela d´altura.

Si tratta di sport basati su sforzo fisico, senza l´ausilio di motore,
a contatto con la natura più selvaggia, in situazioni di rischio estremo, che mettono a dura prova le capacità psico-fisiche individuali e le capacità organizzative del gruppo, dove la competizione non è con gli altri ma con se stessi.

E´ per questo che essendo canoista di alto corso ho trovato diversi collegamenti tra ciò che richiede lo sport estremo e la vita imprenditoriale e manageriale. Anche se come è ovvio non tutti i canoisti o gli alpinisti siano di per sé ottimi manager, né d´altro canto ottimi manager debbano essere per forza buoni canoisti.

Il mondo di oggi chiede all´individuo sempre di più. Da un lato il confronto con gli altri é sempre più complesso e conflittuale, dall´altro il confronto con le forze della natura è sempre più scarso e superficiale. Se a ciò aggiungiamo le richieste che le aziende fanno ai manager possiamo capire quanto sia difficile mantenere il proprio equilibrio psico-fisico e ottenere successo nelle attività manageriali o imprenditoriali.

Vediamo di passare in rassegna le richieste che le aziende fanno ai manager:

DECISIONISMO:
capacità di prendere una quantità elevata
di decisioni, possibilmente giuste, in tempi sempre più brevi;

TENACIA:
capacità di sopportare situazioni di stress molto elevate
e per periodi di tempo non brevi ed occasionali;

LAVORO DI SQUADRA:
capacità di lavorare in sintonia con gli altri
membri del gruppo nell´ambito di team interfunzionali al fine di affrontare
e risolvere in tempi rapidi problemi di progettazione, di sviluppo, di
produzione o di marketing;

VALORIZZAZIONE DELLE,ALTRUI SPECIFICITA´:
si chiede al manager non di impartire direttive ma
di rendere partecipe dei processi aziendali ciascun collaboratore valorizzandone
le specificità al fine di ottimizzare il risultato finale.

IMPRENDITORIALITA´:
capacità di assumersi dei rischi.

Di fronte a queste richieste complesse, a volte contraddittorie che sono
da soddisfare bene e in tempi rapidi non sono rari i casi di manager “scoppiati”
a 40 anni, che entrano in crisi depressive a causa di eccessive richieste
e di una non adeguata preparazione psico-fisica.

E allora, ecco che un aiuto lo possono dare gli sport estremi e al tempo
stesso individuali e di gruppo poiché permettono di recuperare
la sicurezza in sé stessi e la capacità di stare in un gruppo.

Vediamo quindi quali sono le abilità e le capacità individuali
che vengono sviluppate praticando la canoa estrema che poi sono molto
simili a quelle che vengono sviluppate con l´alpinismo, la vela d´altura,
lo sci alpinismo.

DECISIONALITA´:
in canoa, durante le discese di alto corso bisogna decidere
in funzione della velocità dell´acqua: passare o no; quale percorso
fare; saltare o non saltare. Ogni indecisione è fatale poiché
l´acqua scorre velocemente. Meglio sbagliare che non decidere. Ricordo
in Austria sullo Gschnitzbach in un passaggio difficile con un massone
centrale un ingegnere nucleare di Roma che, nell´attesa di decidere se
passare a destra o a sinistra del masso, ci è finito contro e ha
fatto un rovinoso bagno.

VISIONE A BREVE:
durante una discesa che dura mediamente 4/5 ore ci si
abitua a pensare a ciò che si ha davanti. Si ha in mente l´obiettivo
finale ma si è concentrati sull´obiettivo di breve cioé
sui metri che si stanno percorrendo. Se per caso si dovesse pensare nel
mezzo di un canyon alle difficoltà da affrontare, alla fatica,
al buio incombente non si riuscirebbe a sopravvivere. Ricordo la discesa
sul Verdon in Francia; un fiume famosissimo e molto pericoloso per via
dei grossi sifoni disseminati sul percorso. Partenza ore 10 arrivo ore
19,30. 40 km di IV grado. A metà del percorso alcuni sbarcarono
e portarono in spalla la canoa facendosi una risalita di circa 300 metri
di dislivello. Altri continuarono imperterriti. A due terzi un grosso
spavento immobilizzò un componente del gruppo per circa un ora.
Iniziò a diluviare e cominciò ad avvicinarsi la sera. Non
ci facemmo prendere dal pensiero di quello che avremmo ancora dovuto affrontare.
Ripartimmo e una pagaiata dopo l´altra arrivammo al lago.

FLESSIBILITA´:
in alta montagna le condizioni del tempo possono mutare
rapidamente e mancando informazioni sulla navigabilità dei torrenti
si rischia di fare migliaia di chilometri per trovare i fiumi in secca
oppure in piena. Quindi bisogna imparare a cambiare la meta, a modificare
le aspettative, a convivere con sé stessi in armonia, nonostante
i repentini cambiamenti. Ricordo il viaggio in Transilvania in Romania:
dopo 1500 chilometri scoprimmo la totale mancanza di acqua e così
decidemmo di ripassare il confine per recarci in Bosnia Erzegovina. Senza
guide, senza informazioni speranzosi di trovare acqua. Fu un successo.

TENACIA: è
fondamentale per poter superare la fatica e arrivare
al termine della discesa. Spesso infatti non è possibile uscire
dal fiume fino alla fine a causa delle pareti rocciose tra le quali scorre
il fiume. E così ci si abitua a resistere in silenzio, tenendo
sotto controllo le proprie reazioni e i propri compagni e amministrando
con saggezza le proprie scorte energetiche.

ACCETTAZIONE DELRISCHIO:
praticando la canoa d´alto corso si vive rischiando e quindi
bisogna imparare a convivere con la paura. E´ normale provare paura di
fronte ad un passaggio di V grado (*), però si impara a dominarla
o ad ascoltarla quando la situazione di pericolo è superiore alla
propria soglia di accettabilità. E così si matura; si ha
meno paura ma si diventa meno incoscienti. Il rischio si, ma calcolato.

ORGANIZZAZIONE:
nel preparare una discesa bisogna prevedere tutto ciò
che serve durante e dopo, in funzione di cosa si affronterà e tenendo
presente che non può mancare niente dell´attrezzatura, dell´abbigliamento,
e dell´alimentazione, una volta in fondo alla gola.

E per concludere vediamo ora di analizzare i valori che sviluppa lo sport
estremo di gruppo:

LEADERSHIP:
lo sviluppo delle doti di leader del gruppo è naturale.
Chi infatti dimostra abilità tecniche e coraggio superiori assurge
al ruolo di guida del gruppo. E lo fa stando davanti durante una discesa;
indicando la via da seguire; decidendo di sospendere una discesa per fare
una perlustrazione; valutando lo stato di forma dei componenti del gruppo.
E´ chiaro che alla presa delle decisioni partecipano tutti, ma il parere
del leader è fondamentale per la decisione finale.

RISPETTO DELLEREGOLE:
durante una discesa di alto corso si impara a rispettare le regole
sulla propria pelle. Se non si mantengono le distanze si rischia il bagno;
se non si rispettano le posizioni di discesa c´è il rischio di
perdersi di vista; se non si fanno le perlustrazioni si rischia di farsi
male. Il rispetto delle regole è essenziale.

RISPETTO DEGLI ALTRI:
nei gruppi prevale di solito lo spirito di emulazione, che a volte
può essere deteriore. Anche in canoa è molto forte. Però,
essendoci a volte in ballo la vita, si tende a mantenere una certa autonomia
in quel preciso momento.

AIUTARE CHI HA BISOGNO:
è facile in canoa trovarsi in difficoltà o tecnica
o psichica. In entrambi i casi è importante per ciascun membro
della squadra sapere che può contare sugli altri. Ciò dà
sicurezza e permette di superare momenti difficili. Ricordo una volta
di 8 metri. Uno dei nostri non se la sentiva di scendere nel canyon con
le corde; gli sembrava di andare all´inferno. E così con calma
e pazienza riuscimmo a convincerlo, discendemmo la gola e riuscimmo ad
uscire poco prima del calare della sera.

VALORIZZAZIONE DELLE INDIVIDUALITA´:
tipica buona abitudine dei gruppi affiatati e legati di
fronte alle difficoltà è la valorizzazione delle specificità
di ciascuno: del leader, del paciere, del “problem-solver”,
del giovialone, del tecnico delle corde, del navigatore ecc. Ciascuno
è rispettato per le sue specificità. E ciascuno contribuisce
con ciò che sa fare di meglio per il buon esito della spedizione.

Infine c´è da dire che gli sport estremi rappresentano una potentissima
valvola di sfogo dello stress accumulato. Ciascuno di noi, lo dicono gli
psicologi, ha bisogno di una valvola di sfogo per scaricarsi e riequilibrarsi
e ciascuno ha la sua. La canoa di alto corso è una valvola ad azione
rapida e a disintossicazione totale: ambienti naturali di rara bellezza
e sconosciuti alla stragrande maggioranza delle persone perché
irraggiungibili; contatti con umani ridotti al minimo; sforzo fisico aerobico
ed anaerobico; contatto con l´acqua il più delle volte gelida e
spumeggiante e a volte con presenza di vento e di freddo; forte necessità
di concentrazione per poter affrontare e superare le difficoltà.
Tutti elementi che in due giorni permettono di dimenticare i problemi,
ridurre lo stress e ricaricare le batterie.

E´ chiaro però che per poter usufruire serenamente di questa terapia
bisogna amare la natura, essere predisposti al rischio, sopportare la
fatica fisica e la solitudine. Allora si che si possono praticare la canoa
estrema, l´alpinismo, lo sci alpinismo o la vela d´altura. Sono sicuro
che a molti manager farebbe molto bene praticare simili sport.

Essere in pace con sé stessi, sentirsi bene, essere temprati alle
difficoltà vere della natura e dello sport aiuta a stare bene e
ad essere più sereni. E finalmente forse vedremo in giro manager
che ridono un po´ di più e si prendono un po´ meno sul serio. Che
vantaggio solo queste per le nostre aziende.

(*) le difficoltà in canoa vengono misurate in gradi che vanno dal I facilissimo al VI difficilissimo con rischio per la sopravvivenza.

Angelo Vergani