Trovare lavoro quando si ha più di 50 anni, dicono le statistiche, è un’impresa quasi impossibile. Dover rinunciare a un ruolo di direttore generale a 53 dovrebbe quindi essere un trauma. “Eppure per me non lo è stato – giura Roberto Vitalesta che ora ha 60 anni –anzi ho colto l’occasione per smetterla di fare il lavoratore dipendente”.
Nel ’97 Vitalesta era alla direzione generale di Cogemi, impresa di impiantistica con 300 dipendenti. “Ma era cambiata la proprietà e mi sono trovato in conflitto. Così siamo arrivati a un divorzio consensuale”. Che fare, allora, mettersi alla caccio di un nuovo impiego? “Non ci ho neppure pensato, perché ho fatto una considerazione: non ho figli piccoli né mutui aperti, sono tranquillo economicamente, perché tornare a fossilizzarmi su un unico lavoro? Insomma, cominciavo ad apprezzare la novità professionale, la possibilità di affrontare sfide diverse, con poco tempo a disposizione per risolvere un problema”.
In altre parole, pur non avendoci mai pensato, prefigurava un futuro da temporary manager. “Così la proposta di Contract Manager di entrare nel suo staff di dirigenti in prestito è capitata nel momento giusto”. Subito è arrivato il primo incarico: direttore operativo in trasferta di Sasib, società di impianti per merendine e panettoni. “Sono stato in Turchia, Russia, Sud America, con pieni poteri per chiudere certi contenziosi commerciali”. Un anno di lavoro itinerante e poi, subito un’altra missione: direttore generale di un’azienda bergamasca leader negli impianti per produrre cassette di legno per la frutta. “Era completamente da ristrutturare, da riconvertire da una gestione padronale a una manageriale. Sono rimasto tre anni. Ora faccio lo shadow manager, l’ombra di un nostro Tm prestato come direttore operativo. E’ un ruolo di team che è sempre presente nelle società di temporary”.
Enzo Riboni